Diritti in Salute - Medici alla catena di montaggio, vincitori di concorsi già noti e amianto che continua a uccidere
Ma parliamo anche dell'ammissione di AstraZeneca sugli effetti collaterali del vaccino contro il Covid-19, di attese di giorni al Pronto soccorso e di sanità in Croazia
Diritti in Salute - la newsletter quindicinale di Vittorio Agnoletto
N. 6 - 11 maggio 2024
Benvenuti e benvenute in “Diritti in Salute”, la newsletter che ogni due settimane arriva nella vostra casella di posta elettronica il sabato. Vi racconto di diritti in senso ampio e di sanità, in Italia e nel mondo. “Diritti in Salute” è gratuita e sempre lo sarà, ma se volete contribuire per sostenere l’attività di ricerca e di studio che c’è dietro alle informazioni che ricevete, vi ringrazio.
Buona lettura!
In questo numero si parla di:
Visite a minutaggio: i medici alla catena di montaggio
Un robot fantasma e i nomi dei vincitori di un concorso indovinati mesi prima
Come hanno distrutto (e stanno distruggendo) il Servizio Sanitario Nazionale, parte 2
Amianto che continua a uccidere
Nel mondo: vaccini ed effetti collaterali. AstraZeneca ammette
Nel mondo: la sanità in Croazia
Prima di iniziare con il nuovo numero della newsletter volevo ringraziare tutte e tutti coloro che hanno deciso di sostenermi con la nomination di 37e2 ai Diversity Media Awards. Ho ricevuto molti messaggi di persone entusiaste che hanno votato per la trasmissione che conduco con Elena Mordiglia ormai da anni. Speriamo bene, e come di consueto vi terrò aggiornati!
Arrivano le visite a minutaggio: i medici alla catena di montaggio
Il fordismo approda dopo un secolo anche nella sanità lombarda e prova a trasformare i medici in operai addetti alla catena di montaggio. È questo il risultato della delibera n. 2224 del 22 aprile 2024 della Regione Lombardia che, con l’obiettivo dichiarato di abbattere le liste di attesa, stabilisce i tempi da dedicare alle visite specialistiche e agli esami diagnostici. Per esempio: un quarto d'ora per un'ecografia all'addome; 20 minuti per una prima visita dal cardiologo o dal ginecologo; 30 per una risonanza magnetica; 45 per una polipectomia. Ne ho parlato nella puntata di 37e2 del 6 maggio scorso con Elena Mordiglia, su Radio Popolare.
Il cronometro entra quindi in ospedale e negli ambulatori: i direttori generali dovranno richiamare i medici che dedicheranno qualche minuto in più nel colloquio con il cittadino o nel ricercare la miglior esecuzione di un esame. I camici bianchi, posti sotto sorveglianza, dovranno motivare i loro comportamenti. In attesa che la regione stabilisca eventuali sanzioni per il singolo sanitario, sarà il direttore generale a dover dimostrare che nella sua struttura i tempi, e quindi la produttività, sono stati rispettati.
Cosa significa tutto ciò? Il rapporto medico-paziente, uno dei pilastri dell’attività sanitaria, viene declassato in nome di una supposta efficienza che invece nasconde ben altro. Si continua a non assumere e a lavorare in condizioni che spingono i medici a scappare all’estero, in pensione o al privato. Non è infatti stato rimosso il blocco delle assunzioni, e non sono stati aumentati gli stipendi del personale sanitario.
Un robot fantasma e i nomi dei vincitori indovinati mesi prima
Ospedale S. Carlo di Milano: i Carabinieri del Nas si presentano e chiedono di vedere un robot destinato ad interventi chirurgici particolarmente complessi. Per far funzionare questa innovativa apparecchiatura è stato appositamente chiamato un medico con una particolare esperienza sul macchinario. Un professionista che viene pagato con un importante stipendio, maggiore di quello del proprio primario. Ma il robot non c’è e non c’è mai stato.
Di questa storia abbiamo parlato recentemente ai microfoni di 37e2 su Radio Popolare (dal minuto 18.39) insieme al giornalista de La Notizia Andrea Sparaciari. Insomma, i fondi per la sanità sono tagliati, si chiede ai medici di Medicina Generale di diminuire del 20% le prescrizioni per visite specialistiche ed esami e si inserisce il minutaggio per risparmiare risorse, ma non si eseguono i più elementari controlli per individuare spese inutili e sprechi.
Ma di “stranezze” ce ne sono tante nella sanità lombarda, e non solo. Sempre nella stessa puntata abbiamo raccontato di un altro caso. Una fonte anonima, all’inizio di febbraio, ha spedito delle Pec con l’indicazione di nomi e cognomi di tutti i vincitori di sette procedure di mobilità attivate dai vertici dell’ospedale Policlinico di Milano. Indovinandoli tutti.
Siamo in presenza di un veggente o c’è dell’altro? Per ulteriori dettagli ascoltate dal minuto 14.20 della puntata.
Ecco come hanno distrutto (e stanno distruggendo) il Servizio Sanitario Nazionale – parte 2
“Per il mancato ricovero, le persone muoiono in Pronto soccorso invece che in un letto d’ospedale”, denuncia il dottor Fabio De Iaco, presidente della Società di medicina di emergenza-urgenza (Simeu). Che ha calcolato come nel 2022 ci siano stati circa 18.000 decessi all’anno di persone «che non dovrebbero morire nei ps», che perdono, cioè, la vita oltre le 24 ore di permanenza.
Questi dati scioccanti sono riportati in un articolo del 27 aprile 2024 pubblicato da Avvenire e intitolato: “Pronto soccorso in affanno, anche 40 giorni su una barella”. L’articolo ben descrive il disastro dei Pronto soccorso, le degenze di giorni e giorni su una barella in attesa di un ricovero in reparto, le conseguenze sulla salute (e sulla morte) dei cittadini e i vantaggi che da questa situazione trae il privato.
Sarebbe necessario aumentare gli stipendi di chi lavora in questi reparti, modificare l’organizzazione del lavoro per abbattere stress e ridurre il burnout, ma anche e soprattutto riorganizzare la medicina territoriale perché troppe volte il Pronto soccorso diventa l’unica struttura alla quale rivolgersi anche per situazioni mediche che potrebbero essere affrontate diversamente se ci fossero alternative.
Ma la medicina di continuità assistenziale, l’ex guardia medica, è in via di smantellamento in quasi tutta Italia: gli ambulatori specialistici sul territorio diminuiscono costantemente, i Medici di Medicina Generale (cioè i medici di famiglia) sono in numero insufficiente e diventa sempre più difficile riuscire a contattarli. Su questo aspetto specifico tornerò in modo più approfondito in una delle prossime newsletter.
L’amianto continua ad uccidere
Nonostante da decenni la legislazione italiana, e non solo, vieti l’uso dell’amianto e ne indichi la pericolosità, per questo minerale si continua a morire in tutto il mondo ed anche in Italia. Il mesotelioma, tumore della pleura, non perdona e il decesso può arrivare anche decenni dopo l’esposizione. Recentemente negli Stati Uniti è stato finalmente messo al bando l’amianto bianco, responsabile di circa 40.000 morti all’anno.
In Italia, non solo l’amianto è ancora molto diffuso e la sua rimozione lungi dall’essere completata, ma….. tribunale che vai, sentenza che trovi! Come racconta il presidente di Medicina Democratica Marco Caldiroli, continuano i morti senza responsabili e le famiglie senza risarcimenti.
NEL MONDO
Vaccini ed effetti collaterali: AstraZeneca ammette, ma gli altri tacciono
AstraZeneca ha riconosciuto, di fronte ai giudici inglesi in una causa in corso nel Regno Unito, che il suo vaccino contro il Covid-19 può causare "in casi molto rari" un effetto collaterale noto come Thrombosis with Thrombocytopenia Syndrome, sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts).
La notizia è stata diffusa dal Telegraph citando un documento legale depositato da AstraZeneca presso l'Alta Corte britannica lo scorso febbraio. La Tts può provocare coaguli di sangue e un basso numero di piastrine nel sangue. Nel Regno Unito contro AstraZeneca è in atto una class action, nella quale il vaccino per il Covid-19 realizzato con l’Università di Oxford sarebbe ritenuto responsabile di aver causato, in vari casi, morte e lesioni gravi, da qui la richiesta di risarcimenti milionari. Come di consueto abbiamo approfondito la notizia venerdì 10 maggio ai microfoni di 37e2 (dal minuto 3.56).
AstraZeneca ha anche chiesto a EMA, l’Agenzia Europea per i Medicinali, di revocare l’autorizzazione alla commercializzazione del suo vaccino che è stata accordata a partire dal 7 maggio. Questa revoca potrebbe autorizzare AstraZeneca a non dover più fornire dati sulla sicurezza del proprio vaccini anti Covid-19.
Nel frattempo, pur tra forti e diffuse reticenze, le pubblicazioni scientifiche - tra le quali “COVID-19 vaccines and adverse events of special interest: A multinational Global Vaccine Data Network (GVDN) cohort study of 99 million vaccinated individuals - ScienceDirect”, uno studio pubblicato sulla rivista Vaccine nel quale sono stati analizzati i dati del Global Vaccine Date Network (che include 99 milioni di persone vaccinate in otto Paesi diversi), documentano gli effetti collaterali anche dei vaccini ad mRNA, quali quelli prodotti da Moderna e Pfizer.
Le informazioni sugli effetti collaterali di farmaci e vaccini sono di estrema importanza e come più volte sottolineato anche dal prof. Silvio Garattini, in Italia sarebbe importante passare dall’attuale sistema basato sulla segnalazione fatta dal singolo cittadino (pratica non semplicissima e che comporta una forte sottovalutazione degli eventi avversi), ad un sistema di sorveglianza sanitaria su un’ampia coorte di soggetti sottoposti a vaccinazione (o all’uso di un farmaco) e attivamente controllati par alcuni anni, realizzato da una commissione indipendente sotto la supervisione dell’AIFA (l’Agenzia Italiana del Farmaco).
La conoscenza degli effetti collaterali e degli eventi avversi e della loro gravità e frequenza, analizzate per i diversi campioni della popolazione, permetterebbe una approfondita valutazione del rapporto rischi/benefici per le differenti fasce di popolazione selezionate in base a età, condizioni di salute e via dicendo.
Ad oggi questi studi sono affidati alle stesse aziende produttrici che devono (leggi: dovrebbero) consegnare i risultati a EMA e alla FDA (l’equivalente statunitense di EMA), cosa che non sempre avviene e soprattutto non nelle modalità e nei tempi stabiliti.
Il silenzio su questo argomento da parte delle autorità politiche e sanitarie è un ulteriore esempio della condiscendenza di costoro verso il potere di Big Pharma.
NEL MONDO
La sanità in Croazia
Come sapete, nella rubrica La sanità nel mondo di 37e2 parliamo di altri servizi sanitari nazionali per capire le differenze con il nostro. Questa volta abbiamo parlato di Croazia: ai microfoni con noi la dottoressa Ana Vračar, medico e attivista di People’s Health Movement Croazia, che ci ha raccontato come viene finanziato il sistema croato, quale percentuale del Pil gli è riservata e quale rapporto tra pubblico e privato. Il suo intervento si riascolta qui.
Diritti in Salute è gratuita, e questo non cambierà nel tempo. Vi chiedo però di sostenerla con una donazione se potete, perché frutto di un’attività di studio e di ricerca che svolgo con passione da decenni. Potete donare 5 euro al mese, oppure da 30 euro l’anno in su. Più informazioni qui:
Per questo numero abbiamo finito. Ci vediamo tra due settimane.
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