Un chip nel cervello, ma per fare cosa? Cambiamenti climatici e gravidanza
Ma parliamo anche di medici gettonisti, Cpr, SSN & migranti regolari, e infine di cibi ultraprocessati
Diritti in Salute - la newsletter quindicinale di Vittorio Agnoletto
N. 31 – 21 giugno 2025
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In questo numero parliamo di:
Neurotecnologie: un chip nel cervello, ma per fare cosa?
Migranti: sei in regola e povero? Devi pagare, e parecchio, per iscriverti al SSN
Medici nel SSN: gettonisti o liberi professionisti, purché non assunti
Non c’è salute nei Cpr. I medici non diventino corresponsabili
Nel mondo. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle donne in gravidanza
Nel mondo. L’invasione dei cibi ultra processati
Neurotecnologie: un chip nel cervello, ma per fare cosa?
Un chip nel cervello può essere di grande utilità quando aiuta a recuperare alcune funzioni motorie non più disponibili a causa di una malattia o di un incidente. Una frontiera su cui sta lavorando la medicina, e alcuni risultati sono promettenti. Recentemente i media hanno condiviso la notizia di alcuni esperimenti che prevedono l’installazione di chip nel cervello con un diverso obiettivo rispetto a quello sanitario, ovvero rendere i nostri neuroni capaci di impartire ordini a macchine e a computer.
A condurre queste ricerche sono alcune grandi aziende come Neuralink di Elon Musk, che nel 2023 aveva ricevuto dalla Food and Drug Administration statunitense l’autorizzazione alla sperimentazione umana. La ricerca però spazia in un orizzonte molto più vasto, con modalità che non seguono i classici percorsi della ricerca medica (che ha vincoli scientifici ed etici, o almeno così dovrebbe essere) e che non prevedono la pubblicazione dei risultati sulle riviste medico-scientifiche internazionali.
L’impressione è quella di un far west facilitato dal fatto che, nell’epoca della globalizzazione, non è difficile spostarsi da un capo all’altro del mondo alla ricerca di Paesi nei quali la legislazione sia più permissiva o (quasi) inesistente e dove le regole sulle sperimentazioni sugli animali siano ad esempio minori, o assenti.
A 37e2 abbiamo intervistato il professor Gianfranco Pacchioni, Ordinario di chimica dei materiali presso l'Università Milano Bicocca, autore del libro Scienza chiara, scienza oscura. Ricerca pura, ricerca militare, Big Tech (Il Mulino, 2025). Ne è uscito un quadro che potrebbe avere sconvolgenti conseguenze, e che quindi necessiterebbe della massima attenzione da parte degli organismi internazionali.
Non si tratta certo di fermare la ricerca scientifica, ma di ragionare su quale futuro intendiamo costruire. Al centro di tutto c’è ancora una volta il tema del potere e del dominio di pochi su molti: in questo caso non attraverso missili e bombe ma attraverso il controllo di algoritmi, macchinari e di chip innestati nel nostro cervello. Quando ero ragazzo si chiamava fantascienza, ora questa realtà bussa alla nostra porta. Meglio non farsi trovare impreparati.
Vi consiglio di ascoltare l’intervista!
Migranti: sei in regola e povero? Devi pagare e parecchio per iscriverti al SSN
Nella legge finanziaria 2024, il governo Meloni ha stabilito che i migranti regolari senza lavoro debbano pagare circa 2.000 euro per iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale. Tra loro, ci sono malati e persone disabili, nonché persone con ristrettezze economiche. Fino all’anno scorso per iscriversi erano sufficienti 357 euro. La conseguenza di questa scelta politica è che oltre il 50% delle persone migranti appartenenti a queste categorie non si è più iscritta volontariamente al SSN.
Paradossalmente un migrante irregolare può richiedere all’ASL/ATS il codice STP, acronimo di Straniero Temporaneamente Presente, acquisendo, almeno in via di principio (in casi simili non sempre la realtà rispetta le leggi) il diritto ad usufruire dell’assistenza sanitaria pubblica. A differenza invece di un migrante con permesso di soggiorno che, disoccupato, deve pagare una cifra significativa di migliaia di euro.
Un ulteriore sfregio all’articolo 32 della Costituzione, che sancisce il diritto alla salute come “fondamentale diritto dell'individuo (non del solo cittadino!, nda) e interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti”. Quali sono le conseguenze di questa decisione, e come hanno reagito le associazioni che lavorano in ambito sanitario con gli immigrati? Ne abbiamo parlato a 37e2 con Federica Tarenghi, dottoressa della Società italiana medicina dell’immigrazione (Simm) e del GriS-Piemonte (si riascolta dal minuto 31.23).
Medici nel SSN: gettonisti o liberi professionisti, purché non assunti
10.836.533,90 euro è una grossa cifra. Ed è quanto speso dalla regione Lombardia per pagare i gettonisti nei primi tre mesi del 2025. 349.791 sono le ore di servizio svolte da operatori sanitari a gettone, non solo medici ma anche infermieri, e altri operatori. Si può pure dire che probabilmente a fine anno non si raggiungeranno i 70.974.791 euro del 2024, una spesa che lo scorso anno ha coperto un milione e 720mila ore svolte dagli operatori sanitari a gettone. Però è anche vero che sono ormai trascorsi diciotto mesi dalla delibera del dicembre 2023 con la quale la Lombardia decise di non rivolgersi più alle cooperative – che funzionavano da intermediari tra l’istituzione e i professionisti – e di portare a termine i contratti già firmati (che in alcuni casi dureranno fino all’ottobre 2029).
Neanche al termine di questi contratti sarà messa la parola fine a tale pratica. Infatti, tolte di mezzo le cooperative, il Servizio Sanitario Regionale sta già firmando accordi con liberi professionisti iscritti ad albi regionali che verranno pagati per i turni che svolgeranno con contratti annuali (o biennali). In sintesi, i medici reclutati in questo modo costeranno un po’ meno dei gettonisti, perché scompare l’intermediazione delle cooperative, ma non diventeranno comunque dipendenti del SSN. Lì, opereranno due differenti figure: i medici dipendenti e i liberi professionisti. Con la probabilità che, nel tempo, i secondi cresceranno sempre più e i primi diminuiranno, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili.
L’unica cosa da fare sarebbe la più ovvia (anche se il nostro governo si rifiuta di farla), e nel tempo anche la più conveniente economicamente: alzare gli stipendi nel SSN e migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti, in modo che la sanità pubblica risulti attrattiva e quindi in grado di richiamare professionisti.
Non c’è salute nei Cpr. I medici non diventino corresponsabili
I Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) sono i luoghi adibiti in Italia alla detenzione amministrativa delle persone migranti considerate “irregolari”: si tratta di un istituto giuridico che prevede la privazione della libertà in nome di un illecito amministrativo e non di un reato, nel caso specifico delle persone migranti per il fatto di non avere il permesso di soggiorno in regola.
La detenzione amministrativa presenta enormi criticità in materia di rispetto della dignità delle persone e dei loro diritti, incluso il diritto alla salute. La stessa World Health Organization (Who) ne ha denunciato gli effetti in quanto pratica patogena e psicopatogena. La Società italiana di medicina delle migrazioni chiede alla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (FNOMCeO) che i Cpr vengano chiusi, e che non si costringano professionisti della sanità a operarvi in quanto ambienti privi delle tutele essenziali per le persone detenute e contrari all’etica professionale della cura.
Su richiesta della Società italiana di medicina delle migrazioni (SIMM) l’appello è stato sottoscritto e supportato oltre che dal sottoscritto anche da Cristina Cattaneo, professoressa di Medicina legale dell’Università degli Studi di Milano; da Gavino Maciocco, professore di Igiene e sanità pubblica all’Università di Firenze; da Monica Minardi, presidente di Medici senza frontiere (MSF) Italia, e da Chiara Montaldo, responsabile Unità medica di MSF Italia.
NEL MONDO
Le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle donne in gravidanza
I cambiamenti climatici, e l’aumento dei periodi di caldo estremo, stanno causando un significativo rischio per le donne in gravidanza in tutto il mondo. Una ricerca svolta a livello globale da Climate Central rivela che il caldo estremo è uno dei rischi climatici più pericolosi per la salute materna e infantile. Le ricerche collegano le alte temperature durante la gravidanza all'aumento del rischio di complicazioni come ipertensione, diabete gestazionale, ricovero ospedaliero, grave morbilità materna e parto pretermine, che possono portare a impatti sulla salute dei bambini per tutta la vita.
Di caldo e gravidanze, e di quali siano i comportamenti consigliati alle donne in gravidanza nelle giornate con temperature estremamente alte, abbiamo parlato con Martino Abrade, medico ginecologo dell’Associazione Italiana Medici per l'Ambiente (ISDE).
NEL MONDO
L’invasione dei cibi ultra processati
Perché nonostante le prove accumulate negli ultimi 15 anni, con andamento esponenziale, che vedono un’associazione tra dieta a base di Cibi Ultra Processati (CUP) e danni per la salute, la quota di questi cibi all’interno della dieta del cittadino medio mostra un trend in continuo aumento?
“Vi sono paesi, come gli USA e la Gran Bretagna, dove la percentuale di CUP nella dieta del cittadino medio si avvicina al 60%. In altri, per esempio in Germania, Australia e Svezia, siamo attorno al 40%”
A cosa ci riferiamo esattamente quando parliamo di Cibi Ultra Processati? Cosa si potrebbe e dovrebbe fare per limitarne il consumo? Lo spiega Adriano Cattaneo, epidemiologo triestino, in un articolo su Salute Internazionale.
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Per questo numero abbiamo finito. Ci rivediamo tra due settimane.
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