Usiamo gli antibiotici in modo corretto? La situazione delle case di comunità e il rischio crollo per il SSN
Ma parliamo anche del nostro incontro a Rho del 21 marzo, delle scure di Trump sulla salute internazionale e di farmaci oncologici
Diritti in Salute - la newsletter quindicinale di Vittorio Agnoletto
N. 26 – 5 aprile 2025
Bentornate e bentornati a Diritti in Salute!
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In questo numero parliamo di:
Rischio estrema unzione per il servizio sanitario pubblico
Attenzione all’uso degli antibiotici: parla il professor Garattini
Qual è la situazione delle Case di Comunità?
Nel mondo. La scure di Trump sulla salute internazionale
Nel mondo. Farmaci oncologici: le differenze tra sperimentazione e realtà
Prima di tutto, desidero ringraziare moltissimo il Coordinamento dei Comitati per la difesa della salute pubblica del rhodense. Lo scorso 21 marzo, come annunciato già nello scorso numero della newsletter, il Coordinamento ha organizzato una bellissima serata di dibattito sullo stato di salute della Sanità sul territorio di Rho, e non solo. L’incontro è stato anche un momento importante per avvicinarci alla giornata europea di mobilitazione contro la commercializzazione della salute del 5 aprile. Sono molto grato anche per la solidarietà che ho visto nei confronti di Diritti in Salute, e per il significativo sostegno economico realizzato grazie ad un ottimo apericena e ad una simpatica lotteria.
Un successo che merita di essere replicato! Se avete idee per sostenere Diritti in Salute con un evento simile, scrivetemi.
Rischio estrema unzione per il servizio sanitario pubblico
Mentre leggete questa newsletter, si manifesta in decine di città in Italia e in centinaia in tutto il mondo in difesa della salute come diritto universale. L’occasione è quella della Giornata Mondiale della Salute indetta dall’OMS per il 5 aprile appunto. Oggi a Roma è in corso anche la manifestazione “Basta soldi per le armi!”.
“No ad un’economia di guerra, sì ad investimenti per i diritti, la salute e l’ambiente di tutte/i” è lo slogan scelto dalle associazioni e dalle forze sindacali promotrici delle cento piazze che oggi e nei prossimi giorni animeranno la penisola. A Milano la manifestazione per difendere la sanità pubblica si svolgerà in piazza S. Maria delle Grazie, davanti alla sede della rappresentanza dell’UE. Un chiaro no al piano ReArm Europe e alla prevista spesa di 800 miliardi in armi che, tradotti in termini semplici, significherebbero per il nostro Paese una spesa aggiuntiva di poco inferiore ai 90 miliardi di euro nei prossimi quattro anni. Attualmente, per le armi spendiamo oltre 80 milioni di euro al giorno.
Tutti noi, che da anni ci battiamo per la piena realizzazione di quanto previsto dall’articolo 32 della Costituzione – “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività […]” – sappiamo molto bene che se si realizzerà quanto deciso dalla Commissione Europea, tutto questo rimarrà una pura enunciazione di principio. Per finanziare le armi servono soldi e come prima cosa, oltra alla scuola e all’università, taglieranno il welfare, la sanità e le pensioni.
Non sarà tagliato tutto all’improvviso. Cominceranno con gli anziani fragili (così come ho già raccontato nello scorso numero), poi sarà la volta delle persone disabili; proseguiranno con tutti gli anziani non più in grado di produrre ricchezza, e poi arriveranno a tagliare i servizi destinati all’insieme della popolazione. Il mio – e di coloro che da anni studiano questo fenomeno – non è pessimismo, né desiderio emulativo verso Cassandra: è quello che è sempre accaduto nelle economie di guerra.
Ma è un destino per ora ancora evitabile. Dipende anche da noi.
Attenzione all’uso degli antibiotici: parla il professor Garattini
Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), i consumi di antibiotici in Italia risultano in aumento del 6% nel 2023 (rispetto al 2022), con picchi anche del 40% nei mesi invernali. Numeri che fanno presumere un uso improprio contro virus influenzali e para-influenzali, rispetto ai quali sono inefficaci. Secondo le stime del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l’antibiotico resistenza, che ha tra le sue cause anche un uso non appropriato di questi medicinali, provoca 12.000 morti ogni anno in Italia. Pari ad un terzo di tutte quelle che si verificano, per la medesima ragione, in Europa.
Nel nostro Paese il danno economico dato da questo fenomeno sarebbe di 2,4 miliardi l’anno. Se non si invertirà il trend, nel 2050 l’antibiotico-resistenza (AMR) diverrà da noi la prima causa di morte, superando anche i tumori.
Ne abbiamo parlato a 37e2 con il professor Silvio Grattini, fondatore e presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, in un’intervista utile anche per chi vuole consigli pratici sull’uso degli antibiotici nella vita famigliare quotidiana.
Qual è la situazione delle Case di Comunità?
Le Case di Comunità (CdC) sono state presentate con grandi squilli di tromba come strutture che avrebbero invertito la china discendente della nostra sanità. Ma al di là delle immagini celebrative delle varie inaugurazioni con presidente e assessori regionali, qual è ad oggi la situazione di queste strutture che dovrebbero essere tutte attivate entro il 2026? L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), ha pubblicato un report nazionale sul tema che mi è sembrato contraddittorio e di “difficile” comprensione.
Più concreto e facilmente comprensibile invece il documento realizzato dall’Istituto Mario Negri sulla situazione delle CdC in Lombardia, presentato l’11 febbraio scorso. Con dati aggiornati ad ottobre 2024, è frutto di una ricerca svolta sul campo. Delle 191 CdC previste, i ricercatori ne hanno identificate 136 e hanno potuto visitarne 124. Di queste solo 105 strutture hanno fornito i dati richiesti, comunque sufficienti per dare un’idea della situazione nel 2024. Osservando i risultati emerge come solo il 19% delle CdC abbia presenti almeno tre medici di Medicina Generale; ma colpisce anche il ridotto orario di apertura del Punto Unico di Accesso: solo il 14% arriva a 8 ore su 24 e solo il 27% è aperto 6 giorni su 7. I Servizi Sociali del Comune sono presenti solo nel 22% delle CdC, e questo non è certamente un dato positivo se si considera l’importanza dell’integrazione socio-sanitaria. Certo al 2026 manca ancora del tempo, però forse vale il detto “chi ha tempo non aspetti tempo”.
NEL MONDO
Le conseguenze sulla salute internazionale della scure di Trump
“Ritiro dall’OMS e dagli accordi di Parigi. USAID (l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, ndr) chiuso e aiuti bloccati, cessazione dei programmi sanitari a livello globale. Blocco di 3 trilioni di dollari di sovvenzioni e prestiti federali, che mettono a repentaglio il funzionamento di Medicaid (programma sanitario federale degli Stati Uniti che fornisce assistenza medica a individui e famiglie con basso reddito, ndr). Una pausa radicale sulle attività chiave nei National Institutes of Health (il più grande istituto di ricerca biomedica al mondo). Ordini di sospensione dei lavori presso i Centers for Disease Control and Prevention”.
I tagli ai programmi internazionali sulla salute decisi dell’amministrazione USA stanno già producendo conseguenze. Lo riporta l’editoriale (tradotto in italiano da Salute Internazionale) di The Lancet, la prestigiosa rivista medica inglese. Conseguenze che impattano sulla salute di milioni di persone così come sul mondo della ricerca scientifica: “Al The Lancet, l’impatto è già stato avvertito. I revisori stanno declinando e gli autori si stanno autocensurando.”
Un allarme è stato lanciato da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, che ha quantificato le disastrose conseguenze di tale scelta sul contrasto a varie malattie quali malaria e HIV, e ha rivolto un appello all’amministrazione statunitense: “Chiediamo agli Stati Uniti di riconsiderare il loro sostegno alla salute globale, che non solo salva vite in tutto il mondo, ma rende gli stessi Stati Uniti più sicuri, impedendo alle epidemie di diffondersi a livello internazionale. E poiché la salute è ricchezza, combattere le malattie in tutto il mondo sostiene la crescita economica e la stabilità globali, il che avvantaggia gli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti decidono di non ripristinare questi finanziamenti, chiediamo loro di avviare un dialogo con i paesi interessati, in modo che si possano elaborare piani per passare dalla dipendenza dai finanziamenti statunitensi a soluzioni più sostenibili, senza interruzioni che costino vite umane”.
NEL MONDO
Farmaci oncologici: le differenze tra sperimentazione e realtà
I risultati che emergono dai trial sperimentali sui farmaci (ad esempio sulla loro efficacia e sugli effetti collaterali), e che vengono utilizzati per ottenere l’approvazione alla loro entrata in commercio, corrispondono a quanto si verifica poi nell’utilizzo clinico di tutti i giorni? E se questo non avviene, le differenze a cosa sono dovute? Quello che vi riporto è un quesito attuale, che riguarda potenzialmente tutti e al quale il mondo scientifico dovrebbe dedicare maggior attenzione.
A queste domande ha provato a rispondere un gruppo di ricercatori italiani attraverso un’analisi di una quantità immensa di dati, i cui risultati sono stati pubblicati nell’edizione europea di The Lancet nell’articolo “Confronto delle caratteristiche di base dei pazienti nei registri italiani di monitoraggio dei farmaci oncologici e negli studi clinici: uno studio trasversale nel mondo reale”.
Vi riporto solo la conclusione dello studio, in cui gli autori affermano: “Nel peggiore dei casi, tutte le differenze descritte potrebbero diluire l'efficacia dei nuovi trattamenti nella pratica clinica e portare a effetti collaterali più frequenti e forse gravi. Pertanto, è necessario incoraggiare strategie per migliorare l'inclusività degli studi clinici, al fine di attenuare i bias di selezione; inoltre, i dati del mondo reale dovrebbero essere raccolti insieme agli studi registrativi per integrare le prove di efficacia. In conclusione, l'analisi dei registri di monitoraggio AIFA sostiene che i pazienti oncologici arruolati negli studi clinici rappresentano solo in parte quelli trattati in Italia nella pratica clinica”.
Diritti in Salute è gratuita, e questo non cambierà nel tempo. Vi chiedo però di sostenerla con una donazione se potete, perché frutto di un’attività di studio e di ricerca che svolgo con passione da decenni. Potete farlo attraverso PayPal: cliccate su “DONA”, vi apparirà il logo di Medicina Democratica, cliccate “invia”, inserite la vostra mail, scegliete la cifra da donare e dove c’è scritto “A cosa serve?” non dimenticatevi di inserire “Diritti in salute”. Questo è importante perché ci semplifica molto le procedure amministrative.
Per questo numero abbiamo finito. Ci rivediamo tra due settimane.
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