AIDS e Covid: una rimozione totale, liste d'attesa e soldi inutilizzati, case di comunità non costruite
Ma parliamo anche d’invalidità civile e previdenziale, della privatizzazione della sanità milanese, dello stop ai medici che selezionano i migranti e dei tumori nel Sud del mondo
Diritti in Salute - la newsletter quindicinale di Vittorio Agnoletto
N. 18 – 7 dicembre 2024
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In questo numero parliamo di:
L’Ordine dei Medici contro la selezione dei migranti da parte degli operatori sanitari
Come hanno distrutto (e stanno distruggendo) il Servizio Sanitario Nazionale, parte 13 : la privatizzazione dell’ATS di Milano
Invalidità civile e previdenziale. Istruzioni d’uso
Corte dei conti: liste d’attesa soldi non utilizzati e case di comunità non costruite
Nel mondo. AIDS batte Covid 42 a 7
Nel mondo. Meno tumori ma più morti nei Paesi poveri: i farmaci arrivano tardi
L’Ordine dei medici contro la selezione dei migranti da parte degli operatori sanitari
Una presa di posizione importante quella dell’Ordine dei medici. Qualche settimana fa varie associazioni tra cui Naga, gli equipaggi medici delle ong, la campagna NO CPR e molti professionisti della salute hanno lanciato un appello contro l’impiego dei medici nella “selezione” dei migranti in mare. Una procedura che ha lo scopo di decidere quali persone sono destinate ai centri di trattenimento in Albania, ma che solleva grandi questioni deontologiche.
Le stesse, per altro, che incontrano i colleghi che in Italia sono chiamati a certificare quali migranti siano idonei o meno per essere internati in un CPR, luogo dal quale potrebbero poi essere deportati o, come accaduto più volte negli ultimi anni, in cui potrebbero perdere la vita. Di questo abbiamo parlato nel numero 10 della newsletter, in cui vi ho condiviso l’appello precedente.
Il presidente nazionale dell’Ordine dei medici, intervistato da Il manifesto, ha dichiarato che “Non spetta ai medici selezionare i migranti” e, in un documento, scrive che “la selezione dei migranti ai fini amministrativi non costituisce un processo di cura”. “Noi ribadiamo che il ruolo del medico non è la selezione ma la cura e la tutela della dignità delle persone”.
Ora ci aspettiamo che l’Ordine dei medici faccia seguire i fatti alle parole, chiedendo a tutti i colleghi e al governo il rispetto del codice deontologico della professione.
Come hanno distrutto (e stanno distruggendo) il Servizio Sanitario Nazionale, parte 13. Un esempio destinato a fare scuola: la privatizzazione nell’ATS di Milano
Come sta la nostra sanità pubblica? Su questa newsletter ce ne occupiamo ormai da tempo, e infatti siamo giunti alla tredicesima parte di quella che potremmo considerare una rubrica. Partiamo da un dato: su una spesa totale di 601 milioni sostenuta dall’ATS nei settori presi in considerazione (tra cui RSA, cure intermedie, riabilitazione, CDD), la parte destinata agli enti privati è di circa 460 milioni. Il 76 per cento.
A farlo emergere è l’esperto di sanità e gestione delle strutture ospedaliere Aldo Gazzetti, che ha analizzato le dimensioni dei budget assegnati in ambito sociosanitario agli enti privati da parte dell’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della città metropolitana di Milano. L’analisi dà la misura del livello raggiunto di esternalizzazione nell’erogazione dei livelli di assistenza. Va chiarito che in questo caso sotto “privato” troviamo sia strutture profit che no-profit, settore a sua volta estremamente diversificato al suo interno.
Ma l’analisi di Gazzetti evidenzia bene come, tra i principali beneficiari di tale distribuzione dei fondi pubblici, ci siano anche nomi potenti e conosciuti nel mondo dell’economia e della finanza. La situazione che emerge dal dettaglio del budget sociosanitario 2023 è di una totale delega da parte della Giunta regionale nel gestire le risposte ai bisogni socioassistenziali primari dei propri cittadini. Situazione che diventa ancora più grave in assenza di una precisa opera di programmazione, verifica e controllo.
Invalidità civile e previdenziale. Istruzioni d’uso
Da novembre c’è una nuova rubrica nel programma che conduco insieme a Elena Mordiglia su Radio Popolare, 37e2. È pensata per fornire informazioni necessarie su invalidità civile, legge 104 sull’handicap, legge 68 per il collocamento lavorativo mirato delle persone con disabilità, leggi e prestazioni economiche per i sordi e i ciechi riguardo all’invalidità civile, e molto altro. Tanti suggerimenti pratici e utili per muoversi in una realtà molto complicata e non sempre di facile comprensione.
Un viaggio con gli ascoltatori che durerà una decina di settimane e che potete seguire in diretta su Radio Popolare o online, il venerdì mattina dalle 10.37 alle 11.30, oppure ascoltando i podcast dal sito della radio.
Qui ci sono i link alle ultime due puntate, se volete riascoltarle: si parla di invalidità civile per chi è in età lavorativa e per chi ha più di 67 anni, dell’accompagnamento e delle procedure per la revisione, l’assenza a visita, il ricorso, il riesame e l’aggravamento. Nella prossima newsletter vi condividerò altre due puntate, nelle quali parleremo di invalidità previdenziale, NASPI e pensione anticipata. Potete sempre riascoltare l’intera rubrica qui.
Corte dei conti: liste d’attesa soldi non utilizzati e case di comunità non costruite
Dai dati forniti dalla Corte dei conti in una relazione di 180 pagine pubblicata il 19 novembre scorso, emerge che tra il 2020 e il 2024 sono stati investiti oltre 2 miliardi per abbattere le liste d’attesa. La cifra utilizzata dalle Regioni a questo scopo risulta però essere molto più bassa.
Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, nel 2023 le regioni avrebbero speso meno del 30% di quanto hanno ricevuto dallo Stato. La Corte dei conti ha evidenziato anche “il rischio quindi che le Regioni utilizzino i predetti finanziamenti, in via prioritaria per ripianare i loro disavanzi sanitari regionali e, solo residualmente per abbattere le liste di attesa […]”
Non sarebbe tempo sprecato se in ogni regione le associazioni chiedessero alla propria Giunta il motivo del non utilizzo dei soldi a loro disposizione. Soldi che dovrebbero garantire un diritto costituzionale!
Gran parte di questi finanziamenti sono poi solo transitati dal servizio pubblico per essere girati alle strutture private convenzionate, le quali agiscono in base ai propri interessi senza nessun controllo (o quasi) da parte delle ASL/ATS e delle regioni.
Sempre la Corte dei conti ha tolto il velo sulla disinformazione propagandistica della regione Lombardia, illustrando la reale situazione delle Case e degli Ospedali di Comunità (CdC e OdC). Delle 191 CdC previste in Lombardia, secondo la regione ne sarebbero funzionanti 125. La Corte dei conti però non sembra essere d’accordo:
“49 delle 125 Case di Comunità attive offrono servizio per meno di 12 ore al giorno e meno di 6 giorni a settimana; 15 strutture sono state accreditate come “Spoke” (funzionanti per 12h invece di 24h, 6 giorni su 7 invece di 7 giorni su 7) non rispettando l'accordo col Ministero della Salute; 85 risultano sprovviste di medici di medicina generale e in 112 mancano i pediatri di libera scelta”
Le spoke sono CdC più piccole con minori servizi, rispetto a quelle ufficialmente previste. Dei 62 OdC previsti ne risultano funzionanti solo 20 e alcuni di questi, come abbiamo documentato nella newsletter numero 12, sono stati affidati ai privati.
Nel mondo. AIDS batte Covid 42 a 7. La rimozione è totale. Per entrambi.
In occasione del 1° dicembre, giornata mondiale contro l’AIDS, ho scritto un articolo per Il Fatto quotidiano in cui evidenzio il diverso impatto che il Covid e l’AIDS hanno nelle differenti parti del pianeta. Ovviamente l’AIDS c’è da quarant’anni e il Covid da cinque, ma l’articolo evidenzia che la somma dei morti per Aids in Italia e negli Stati Uniti (Paesi per i quali esistono cifre ufficiali e che ho preso come riferimento per l’Occidente) è meno del 2% dei decessi totali; nel caso del Covid è circa il 20% delle morti a livello globale.
Una bella differenza! Che incide nella sottovalutazione, da parte del mondo occidentale, dell’impatto che l’AIDS ha ancora oggi.
Se guardiamo all’Italia, nel 2023 vi sono state ben 2.349 nuove infezioni, un numero che dal 2021 aumenta di anno in anno e che è legato principalmente alla trasmissione eterosessuale. A tutti costoro, dal momento della diagnosi, viene somministrata la terapia antiretrovirale che proseguirà per tutta la vita, a spese della sanità pubblica. Sarebbe quindi interesse dello Stato realizzare campagne preventive per ridurre il numero delle nuove infezioni, ma di prevenzione non si parla da anni. Con grande soddisfazione delle aziende farmaceutiche.
Non è stata realizzata nemmeno alcuna campagna per promuovere l’esecuzione gratuita del test. La conseguenza è che nel 2023, tra coloro che hanno ricevuto la diagnosi di AIDS conclamato – quindi con la malattia in stato avanzato – l’84% ha scoperto di essere sieropositivo solo nei sei mesi precedenti alla diagnosi di AIDS. Persone che hanno vissuto per anni con il virus HIV senza sapere di essere stati infettati, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili per loro e per la collettività.
Nel mondo. Meno tumori ma più morti nei Paesi poveri: i farmaci arrivano tardi
“Nei paesi poveri c’è minor incidenza di tumori, ma più morti perché i nuovi farmaci arrivano prima nei paesi ricchi”
Questa è la conclusione, corredata di cifre e tabelle, che emerge da uno studio internazionale pubblicato dalla rivista BMJ Global Health e ripreso da Lucrezia Parpaglioni su il Fatto quotidiano. “Nonostante i notevoli progressi nella scoperta e nello sviluppo di nuovi farmaci antitumorali negli ultimi decenni, molti di questi medicinali sono rimasti indisponibili molti anni dopo il loro primo lancio globale o sono stati disponibili solo dopo lunghi ritardi, soprattutto nelle parti del mondo a basso reddito” hanno sottolineato gli scienziati”.
“Questa disparità sottolinea la necessità di soluzioni politiche per fornire un accesso più equo ai farmaci antitumorali a livello globale, hanno concluso gli autori”.
Nulla di nuovo, potremmo dire, ma l’articolo fornisce esempi concreti, utili per chi vuole impegnarsi nella lotta per l’accesso universale alle cure.
Diritti in Salute è gratuita, e questo non cambierà nel tempo. Vi chiedo però di sostenerla con una donazione se potete, perché frutto di un’attività di studio e di ricerca che svolgo con passione da decenni. Potete farlo attraverso PayPal: cliccate su “DONA”, vi apparirà il logo di Medicina Democratica, cliccate “invia”, inserite la vostra mail, scegliete la cifra da donare e dove c’è scritto “A cosa serve?” non dimenticatevi di inserire “Diritti in salute”. Questo è importante perché ci semplifica molto le procedure amministrative.
Per questo numero abbiamo finito. Ci rivediamo tra due settimane.
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